La storia del gatto Ragdoll risale al secolo scorso, ed è quindi piuttosto recente.
Verso il 1965, l'allevatrice statunitense Ann Baker intraprende il processo di selezione che la porterà ad ottenere un gatto praticamente unico al mondo.
I "progenitori" del Ragdoll sono due gatti che vivono nelle vicinanze di Ann, ovvero un gatto simil-birmano e la gatta d'angora Josephine. Dalla loro unione nascono alcuni cuccioli che colpiscono l'allevatrice per il loro carattere eccezionalmente dolce e socievole.
Decisa ad accentuare queste caratteristiche fino ad eliminare del tutto gli aspetti meno domestici della felinità (come la diffidenza e l'aggressività), la Baker inizia con questi gattini un paziente e delicato lavoro di incroci.
Generazione dopo generazione, i gatti della Baker diventano sempre più affettuosi, mansueti, fiduciosi.
Insieme ai pregi caratteriali si affinano anche quelli estetici: corporatura grande, manto lungo, magnifici occhi blu.
Quando viene preso in braccio, questo gatto si abbandona con totale fiducia; in lui non c'è traccia di aggressività, anzi è capace di sviluppare un fortissimo legame con l'essere umano. Da qui il nome "Ragdoll", che significa "bambola di pezza".
Il Ragdoll tarda ad affermarsi a causa della stessa Baker, la quale fissa fin dall'inizio canoni molto restrittivi sia sugli standard della razza che sulla vendita degli esemplari.
Ecco perché il gatto Ragdoll è stato riconosciuto ufficialmente come razza solo a partire degli anni Novanta.
La diffusione a livello mondiale si deve soprattutto all'iniziativa di alcuni estimatori, come i coniugi Dayton. Questi due appassionati si sono impegnati moltissimo per far conoscere il Ragdoll e per farlo accettare dai principali registri felini.
Attualmente, il gatto Ragdoll non ha certo bisogno di presentazioni: considerato a buon diritto il gatto più buono del mondo, è tra le razze maggiormente apprezzate per la pet therapy e la vita in famiglia, nonché il sogno di ogni gattofilo.